Cartolina del Giorno (62): quel che non siamo

Mia Carissima Cara,

ieri notte, proprio quando un giorno muore e un altro nell’indistinto buio inizia, sul mio terrazzo, ho osservato ancora l’albero maestoso che, a poche centinaia di metri, si staglia tra i tetti e le antenne delle case addormentate. La sua ombra nera, sagomata nell’oscurità, stonava con l’opera artefatta dell’uomo.
Stupisce ancora me, e immagino altri, vedere tanta pazienza nel cambiamento. Gli alberi, come tutti gli esseri viventi e la natura stessa, sembrano uguali ma, e così gli uomini, sono diversi: muoiono e rinascono conservando qualcosa del vissuto, dell’altro imparano che è superfluo e ne dimenticano l’esperienza. Cambiano, gli alberi, con la pazienza di chi sa che il tempo non è subito né l’ora, bensì il possesso pieno dello spazio che occupano e che li circonda.
Sono come gli uomini, gli alberi, agli occhi miei da matto! Solo, benché questo si celebra come conquista della modernità, il mondo parmenideo sopravvive nel fermo immagine dell’istante, che viene catturato e ripetuto e reiterato, fino a diventare quel che è e non può non essere.
Lascia, anima mia, che in questa falsità viva il mondo. Io e te diventeremo insieme quel che ora non siamo.
Stammi bene, perché sempre te ne vorrò.
Muove il Bianco. Scaccomatto in due mosse!

Cartolina del Giorno (61): il bacio sulla bua

Mia Carissima cara,

da giorni il dolore mi tiene compagnia. Non mi lascia un attimo o, se lo fa, per caso o per gioco lo ignoro, il momento successivo rivendica con più furia la sua presenza. Io dello stoicismo non me ne faccio nulla e, mentre attendo il suo commiato, lo tengo accanto, come se dovessi consolare un amico.
Mi distraggo, a volte, col ricordo del tuo sorriso: il bacio sulla bua. Leggo, scrivo, e faccio cose come se nulla fosse e tutto diventasse importante. La rabbia, tuttavia, e lo sconforto e le ferite di una Patria vessata, irrisa e mal governata mi accecano il giudizio. Mi portano via ogni, non dico grande, ma persino degna speranza.
Quanto è ridicolo in me questa smania di adolescente!
Rinsavisco, poi, e sorrido, me matto, di questo circo italico che mette in vetrina politici come fossero prodotti in vendita o giornalisti  e saggi d’ogni genere, i quali al bar sport  sarebbero buoni allenatori il lunedì mattina!
Ogni popolo ha il suo spirito, mia cara, ed il suo genio. All’Italiano non è data la tragedia né la commedia, è la farsa che gli si cuce addosso come un vestito sempre nuovo e alla moda.
Stammi bene perché io te ne vorrò.
Muove il Nero. Scaccomatto in due mosse!

Cartolina del Giorno (60): antropocentrici resti

Mia Carissima Cara,

il sole e le temperature primaverili splendono, ormai da giorni, sulla superbia degli uomini. Io, per tanto tempo, sono rimasto in silenzio, ma non ti preoccupare, in ogni istante sei stata insieme a me. Ho fatto tutto ascoltando sempre la tua voce, immaginando quel che avresti detto!
Avevo proprio bisogno di questo periodo. Ho camminato tanto e ho molto pensato. Ti ho portata sempre con me, lontano dal mondo artefatto dagli umani. Quanta stupidità o convenienza a incatenare le masse ho letto e ascoltato! Ma davvero, mia cara, ci sono uomini che credono che la natura nulla possa più se non ciò che loro creano? Che tutto debba essere un prodotto e per giunta industriale?
Mi fa ridere immaginare questa goffa scimmia alla sua infanzia, che si tronfia del potere assoluto che crede di avere avuto in dono, quando non altro possiede che la sua volontà in lotta con altre volontà – e molte superiori alla sua.
Sono io il matto, però, che vedo, ascolto e leggo tutti i giorni la loro grandezza e i loro buoni propositi, i loro disegni per un mondo migliore, persino. Tutto quello che ne resta, poi, sono guanti e mascherine, cicche di sigarette e tutta l’altra immondizia sputata addosso al mondo, in mezzo alla natura – tanto tutto è un loro prodotto!
Mi sei mancata tanto.
Muove il Nero. Scaccomatto in due mosse