La Prima Partita a Scacchi

PROLOGO

Nudi ed indifesi il primo Uomo e la prima Donna videro ardere il loro paradiso, mentre le schiere degli Angeli, Bianchi e Neri, allineavano gerarchicamente i loro eserciti, su di un cielo chiazzato di luce e oscurità. Indomiti, potenti, invitti cerchiavano il quadrato campo di battaglia, i Supremi, serrando le file delle Potestà, richiamando alla guerra sine pace le Virtù, le Dominazioni, i Troni, il Cherubino ed il loro riflesso, il Serafino.
Poi il tempo proruppe nello spazio ed avanzò la prima Potestà: fu la guerra, e il Tutto ebbe una Nascita.
Rimbombò il creato di frastuono d’armi e d’uccisioni, necessari sacrifici e spostamenti cruenti, un susseguirsi di pensieri in azione, di atti mai compiuti e compiuti perché pensati, fino all’esaurirsi degli eserciti. Serafino, affiancato da una Potestà, contro Serafino quasi inerme, solo,  sulla gigantesca distesa di luce e tenebra!

EPILOGO

Quel che resta adesso è una tavola oscura e scura, macchiata dalla luce. Allato gli eserciti, esausti, sbattono d’ira le loro ali all’aria, contro il proprio destino. Si spegne, negli occhi indorati di nostalgia, la bellicosità del barbuto Supremo.
“Nella Pace ti logorerai, non lo senti? Stai diventando debole e questo silenzio, che pascola l’immobilità, non ti ucciderà. Oh, no! Certo, vivrai. A lungo vivrai, ma come la morte: muta e inconosciuta, per sempre.”
“Le maledizioni, benedette promesse, rimangono come idee seminate dal vento sul campo di battaglia. Ecco cosa rimane!
Ti prego, non mi tradire. Tu sei il mio Astro. Resta, anche da Nemico. Sei il mio fratello d’armi. Nessuno ha la tua maestria nelle battaglie.”
Sotto il cielo sconfinato di stelle, dalle case abitate dalla luce a quelle nascoste dall’oscurità, hanno disertato tutte le sterminate schiere degli Angeli, contrapposti eserciti, in forze uguali.
“La partita è finita. Questo gioco è costato troppe nobili anime. Sei tu il traditore, colui che ha voluto tramandare altro da sé.”
“Oggi, persino la tua superbia ha qualcosa di vero! Ma ricorda non mi hai battuto e rendi grazie alle mie leggi, che ti hanno salvato proprio quando era inerme il Tuo Serafino dalla mia scimitarra.”
“La tua onniscienza, accecata dal furore! La tua onnipotenza, disubbidita da una piccola potestà! Lo racconterò ai tuoi uomini, li farò diventare dei maestri. Questa Tavola e le Tue leggi, niente più anime alate uccise dal tuo disamore per noi Angeli. Sarà il tuo orgoglio del creato a sfidarti ogni giorno! Questo sarà il tuo Inferno: li vedrai avvicinarsi a te, tutte le volte che domineranno il giogo; saranno sempre più forti e ti chiederanno la mia rivincita. Orsù, condannami: rovescerò il mio Inferno su di te.”