Una nuova Partita

Fuori, i rumori dei fuochi festeggiavano l’inizio di un altro giorno. Solo, come fosse l’annuncio di un nuovo corso.
Sullo schermo scorrevano le immagini di un vecchio film, la cui bellezza il tempo non aveva sbiadito.
Le mani sulle mani ad intrecciare le dita, nella ricerca del sentirsi più vicini, ancora più intimi, parlavano di promesse e nuovi giorni nei quali viverle, nel silenzio delle loro labbra che non si saziavano dei pensieri riverberati negli occhi.
La scacchiera era ancora sul tavolino. Il Re sotto scacco sembrava tremasse ancora di paura di fronte alla Regina bianca, altera e bella nella sua eleganza, aggraziata dalla sua forza. I pezzi, spettatori ignari, immobili, allungavano la loro ombra sulla scacchiera dai bordi dove erano relegati.
La partita era iniziata tanto tempo prima, quasi non se ne erano accorti, gli avversari, di giocare una mossa dietro l’altra unite dal filo invisibile di una logica passione, guidata dalle loro fantasie.
Gli amanti non imparano mai i loro desideri e questi hanno sempre bisogno di esperienze nuove, come mosse mai giocate o partite mai scritte nella memoria, per scrivere nei loro occhi infedeli l’arte del loro infinito amore.
“Adesso, cosa faremo noi due?” chiese il Re alla Regina, avvinghiata nei suoi occhi.
“Scuoti il mio sonno! Non essere mai docile e arrendimi a te!” rispose lei “Ma ti prego, non cercare altre domande da farmi” e rimase immobile abbracciata al Re, senza lasciargli modo di liberarsi.
Era stata una partita profonda le cui mosse, non sempre comprensibili, li avevano impegnati nel profondo, imparando a leggere tutto nei loro occhi. Uno spettatore, inconsapevole, non avrebbe capito il senso di quelle che sembravano mosse illogiche. Di certo, non avrebbe immaginato la fine tumultuosa ed improvvisa dell’attacco finale. Come un colpo di vento poi, senza neanche un sacrificio, quello Scaccomatto finale sembrava essere arrivato dal nulla a scuotere la scacchiera con un risultato da lasciare senza fiato.
La vera bellezza, in fondo, non si osserva, si avverte ed irrompe come qualcosa che non poteva essere altro.
Era finita, tuttavia. La memoria non basta a vivere, se non sei disposto a superare i ricordi e riversarli in mille altre nuove partite, che non siano, però, la copia di nessun’altra. Perché schiavitù e tradimenti sono le redini con cui la vita vi guida.
“Adesso, cosa faremo? Noi due, ora, cosa faremo domani?” riecheggiò ancora questa domanda, come il vento o la coda del diavolo, sulla scacchiera.
Qualcuno sull’uscio di una porta, proiettato sullo schermo a colori, cercò di essere franco con il suo cuore ben custodito dalla sua avvenente bellezza. Domani saranno altri giorni e forse nessuno avrà la conoscenza di nessun’altro, e la distanza tra due anime è impercorribile.
“E’ tardi” disse lei.
“Sì, è ora che io ritorni a casa” rispose lui, prendendo le sue cose.
“Domani cosa farai?”
“Ti penserò e aspetterò di rivederti”
Si avvicinò alla scacchiera e rimise a posto i pezzi. Stava per riporli via nella scatola, ma lei lo fermò.
“Non rivivrò più tutto questo. Lo sai, che quando finirà, mi farà male?”
Le parole che si sono dette e quelle che si è creduto di dire possono anche perdersi. Ci sono segreti i cui custodi sono le azioni di domani. Ci sono segreti che si chiamano promesse, confessarli è tradirle. Dopo aver fissato a lungo la scacchiera con un sorriso, sollevò gli occhi e si mise in cerca di qualcosa che non trovava. Alla fine, dal cassetto di uno scrittoio, estrasse una penna e un foglio bianco. Si sedette divise a metà il foglio e cominciò a tratteggiare delle linee. Lei lo attese senza proferir parola, come attendesse un ardente sogno e sfuggisse all’animo di un santo o di uno sposo incoronato.
L’ultimo bacio e poi lui uscì nel freddo e buio del mattino.
Prima di andare a dormire, lei prese i due nuovi formulari e li ripose ognuno accanto alla scacchiera. Erano vuoti e nessuna mossa, nessun gesto, nessun abbraccio o bacio o parola vi erano scritte ancora.