Cartolina del Giorno (58): la vita al setaccio

Mia Carissima Cara,
non ho molto da aggiungere alle notizie sulla mia vita, mi rende felice di saperti in ascolto, quindi ti scrivo. Io non vivo abbastanza e la solitudine è un’amica alquanto esclusiva e gelosa oltremodo.
Ho riempito quaderni di esercizi scacchistici, alcuni così belli che li ho messi da parte per noi. Come si dice, una scheda al giorno leva il medico…Ho imparato a fare colazione al mattino, e ho imparato a sedermi a tavola a pranzo. Alla sera, poi, dal mio terrazzo calici di buon vino rosso mi infondono più saggezza di quanta ne scorre sugli schermi delle tv.
Sai che li ho abbandonati! C’è sempre l’eco del gregge, tuttavia, e non importa ove si riunisca, social, bar, sale da thè, piazze o balconi: è rumore ai pensieri, popolo ai pastori d’ogni sorta, o semplicemente disperata orma nel deserto dell’esistenza.
Lo so, sono un povero matto, che nulla apprezza e tutto setaccia, alla ricerca di quel che rimane essenziale alla vita. Questa forza irrequieta e cieca e sorda, che non possiede alcuna ragione e tutto sperimenta con gioia, per prepotente volontà.
Stammi bene, perché io te ne voglio sempre.

Muove il Bianco. Scaccomatto in due mosse!

Inesorabili Scoperte: imparare dalle partite

Nasci e sono tutti intorno a te a dirti quanto sia bella la vita e come ne valga la pena che sia vissuta fino in fondo. Continuano, inoltre, a ripeterti che è un dono prezioso.
Cresci a questo modo: convinto che tutto ti sia dato (nei tempi odierni persino dovuto) e non comprendi come mai quel regalo ferisce e fa male. Perché nessuno ti aveva mai detto che la vita possiede le unghie e graffia forte?
Succede, allora, che ti arrendi mentre sei alla ricerca di quella meravigliosa vita che ti avevano descritto e promesso: passando da una esperienza all’altra, non raccogliendone i frutti, perché questa non era quella vita e deve essere, quindi, la prossima la sola dove il nostro valore sarà apprezzato (in tempi non di oggi avvalorato).
Capisci tardi, tra le memorie a pezzi delle tue esperienze più dolorose, che cattivi maestri, con il pessimo gusto della protezione, mentivano sulla vita. La vita, questo raro intrigo di forza, esperienza e immaginazione è lotta arcigna. Le cicatrici che ti lascia sono combinazioni insanguinate, senza alcuna strategia.
Impari a questo modo, asciugandoti le lacrime, che la resa fin quando c’è da lottare non è contemplata se la bellezza vuoi negli occhi; che ogni vero dono non è altro che una conquista.
Vi ricordiamo che questo luogo non è per Scacchisti esperti, ma per principianti che vogliono migliorare il proprio gioco. Il nostro consiglio rimane sempre quello di guardare prima l’intera partita, successivamente prendete scacchiera, pezzi, carta e penna.



Tocca a te per quale motivo il Bianco non difende il Pedone? 

Nome Testo:


Il Nero non può prendere il Pedone ora perché a 11…; Cxd4 seguirebbe 12. Cxd4 e se 13 Dxd4; Ab5+ (ma non Ag6? come vedremo in seguito) con guadagno della Regina grazie all’attacco di Scoperta.


Tocca a te. Può il Nero prendere in b2?

Nome Testo:

La risposta è no. Infatti il pedone in b2 risulterebbe avvelenato dopo 12….; Dxb2 seguirebbe infatti 13. Ca4 e la Donna nera rimane intrappola!.


Tocca a te, cattura il pedone e dimostra che il Nero ha avuto torto ad abbandonare alla mossa 14!

Nome Testo:

In partita dopo 12. …; Cxd4 13. Cxd4; Dxd4 14. Ag6??; … il Nero ha abbandonato perché come il Bianco ha fermato il calcolo ed ha pensato che questo attacco di Scoperta facesse perdere la Donna. Invece dopo 14. …; hxg6 15. Dxd4; Axh2+ 16. Rh1; Ae5+ ed è il turno del Nero a fare un Attacco di Scoperta, in questo caso uno Scacco di Scoperta, vincente!


Cartolina del Giorno (57): egocentrici resti

Mia  carissima Cara,
non parlo con qualcuno da circa dieci giorni o forse più; con me stesso dagli anni della coscienza e non ho mai avuto bisogno di alcuna interpretazione dei sogni.
Mi sono dimenticato di te allo stesso modo di come ci si dimentica di fare la spesa: la fame, alla fine, non alimenta alcun bisogno; al contrario insegna in realtà alla vita ciò che le è necessario.
Proprio l’altro ieri mi sono sorpreso a fantasticare su quello che mi rimarrà di questi lunghissimi giorni. Resterà, fra le altre cose, le lunghe tazze di caffè annacquato e pagine e inchiostro, all’alba del mattino di tutte le notti insonni; resteranno passeggiate al sole, in terrazzo, e partite di scacchi sul cornicione; resteranno cose rassettate e vestiti ripiegati per ordine della noia, e centesimini nelle tasche che non sapevI di avere.
Altro ancora ce ne è e troverò nella memoria. Ai matti come me, mia amata, piace d’essere stati quel che si era, perché sempre sanno d’essere quel che si diviene. Quanto è arduo all’essere umano con questi squarci d’essere ricamarci un solo io!
Stammi bene, perché sempre te ne voglio.

Muove il Nero. Scaccomatto in due mosse!

L’Ape

Si fermò, esausto, dopo aver messo piede sul pianerottolo. Si tolse la giacca, ansimando un po’. Prese il fazzoletto dalla tasca per asciugarsi il sudore sulla fronte, poi guardò il suo amico e collega, ancora molti gradini in basso, una rampa intera.
“Dimmi, mio caro amico” gridò dall’alto l’ispettore di polizia ” Chi farebbe tutte queste scale per venire a trovare il proprio carnefice?”
Il poliziotto sostò a metà scalinata, guardò il suo superiore con aria stupita, non riusciva mai a capire se le sue domande fossero serie oppure solo facezie che rallegrassero il loro tristo mestiere.
“Forse” rispose alla fine della sua breve pausa interrogativa “qualcuno a cui la lotta con il proprio destino non ha mai messo paura!”
L’ispettore, frattanto, ripose il fazzoletto nella tasca della giacca e mise la stessa sulle bretelle azzurre e la camicia bianca. Si strinse, infine, nelle spalle e sorrise.
“Elementare Watson! Elementare!”
Quando il suo Watson lo raggiunse sul pianerottolo, davanti alla porta in noce massello, l’ispettore, prendendo il suo taccuino in fodera di pelle, bussò una e due volte.
“Ah, finalmente! Siete arrivati, non sapevo più cosa fare!”
Ad accoglierli c’era un appena giovane uomo: magro, in giacca e cravatta, dai tratti caucasici, due occhi determinati in un corpo esile, si direbbe addirittura flebile.
“Perché, cosa ha fatto? O cos’altro voleva fare prima del nostro arrivo?”
“Nulla…Io… Ecco…”
“Non se ne curi, signore. Il mio collega è sempre diffidente. Si sieda, e si calmi. Ci lasci lavorare, adesso, ritorneremo da lei al più presto.”
Il proprietario dell’appartamento si fece appena da parte e, cadendo mollemente su una sedia, apparsa quasi per magia, indicò la direzione ai due agenti.
La luce del sole mattutino, in soggiorno, si infrangeva contro le vetrate di una oblunga ed ampia finestra, allungando le ombre sul tavolo al centro. A prima vista la bellezza delle figure sulla scacchiera, che rifletteva la luce, distoglieva lo sguardo da altro. L’altro erano due braccia conserte sul tavolo, un capo reclinato ed appoggiato su di esse, un corpo immoto seduto. Se non ci fossero stati quei due estranei a fissare la scena, sarebbe stato soltanto il pisolino di un uomo stanco o insonne.
L’uomo era morto, invece, come aveva segnalato al telefono colui che prima li aveva accolti. All’improvviso, si era accasciato in quella posa, senza alcun motivo apparente. I due uomini si avvicinarono, osservando minuziosamente i dettagli della scena. Cercavano, presumibilmente, indizi di quel che fosse realmente accaduto in quella stanza, sebbene sospettare di quel volto emaciato nel corridoio era alquanto improbabile.
“Guardi, ispettore! Si avvicini, la riconosce?”
“Sembra una Ben-Oni! Partita difficile e bella a quanto pare. Ma non gode di molta popolarità.”
“Ispettore!”
“Che c’è! Non parlavi della posizione?”
“Certo, come no! Non credo questo sia il momento. Piuttosto, guardi, credo di avere trovato il motivo del sonno del nostro amico”
“Cos’è?”
“Un’ape, ispettore, proprio vicino all’orecchio. Doveva essere allergico e al sua partita è finita prima del previsto”
Dopo poche altre ed esaustive domande, che sembravano confermare del tutto i sospetti dei due agenti, il proprietario di casa fu lasciato solo. Data l’assenza di qualunque indizio di omicidio, si sarebbe occupato lui del corpo e della sepoltura.
“Mi dispiace, James!” disse l’uomo entrando in soggiorno e avvicinandosi alla finestra ” Non era mia intenzione, sai. Ogni maledetta sera mi vieni a trovare con quella tua insaziabile voglia di giocare una partita. Ogni maledetta sera è una nuova occasione per me di batterti sulla scacchiera, di potermi sentire il Campione vero, colui che ha riportato il Titolo a Casa. Ci sei tu, però! Ci sei sempre stato tu, James, tra me e quel Titolo!
Stanotte, finalmente, eri in difficoltà, ti avevo schiacciato ed avevo la partita in pugno. Avrei sicuramente vinto, James! Avrei vinto, se quella maledetta ape non si fosse posata sul tuo Alfiere in fianchetto. Maledetta! ha persino passeggiato sulla scacchiera suggerendoti la mossa vincente!
Mi dispiace, James! Questa volta dovevo assolutamente vincere io!”
Alla luce della finestra, mentre i due agenti attraversavano la strada, l’uomo posò uno stiletto sul mobile accanto. Compose un numero telefonico. Attese qualche minuto.
“Sì, sono io: Anatolij. Venitelo a prendere. Ora, sono soltanto io il Campione!”

Cartolina del Giorno (56): il ricordo della giovinezza

Mia carissima Cara,
ieri sera un’attrice in un film ha riflesso nei miei occhi la tua immagine. L’insonnia poi, ha mietuto il sonno ed i miei sogni. Al sorgere dell’alba, alla fine, ho guardato il sole splendere alla finestra, imperito.
Condividere con te questo nostro gioco ed esercizio è un balsamo per il mio animo. Cosa sono mai un io e te se non possono avere un segreto inconfessabile agli altri?
Nel silenzio di questa stanza posso confessarti qui che mai ti ho avuto come adesso che sei lontana!
Ho riflettuto, la vera assenza è di ciò che non potrà mai più ripetersi. Così mi sono messo a pensare, muto in mezzo a questa sapienza, ricercando ciò che  ho perduto per sempre.
Non si ripeteranno mai più: le pagine di un libro in compagnia di tramonti rossastri, il pane nel sugo la domenica mattina, il suono delle campane a rompere il sonno disfatto del sabato sera.
Ecco, mia cara, che cosa è veramente assenza, per un povero matto come me. Ciò che ero non si ripeterà mai più!
Stammi bene, perché io te ne voglio.

Il Nero muove. Scaccomatto in due mosse!